Approfondimento
Giorrè, l’altopiano da scoprire, un recupero inaspettato a Florinas - di Paolo Lombardi
Il santuario sull’altopiano
L’altopiano di Giorrè è compreso tra i territori di Cargeghe, Ossi e Florinas. Si tratta di un vasto territorio calcareo elevato a circa 500 metri s.l.m. Il sito archeologico omonimo si trova nella zona sud-est che ricade entro i confini del territorio di Florinas. L’area archeologica è compresa entro un recinto di forma ellissoidale, al suo interno sono compresi un edificio rettangolare, una capanna e la rotonda nuragica in raffinata struttura isodoma. Attorno al recinto vi sono evidenti tracce di altre strutture, in particolare una di forma sub rettangolare di ragguardevoli dimensioni, forse un tempio a megaron.
Il santuario nuragico di Giorrè purtroppo ripropone una brutta storia di vandalismo comune a diversi siti archeologici sardi. Un atto di devastazione compiuto con l’utilizzo di mezzi meccanici ha sconvolto la struttura isodoma circolare, dove solo un quarto di essa, a livello di pavimento e per un paio di filari, si è salvata dallo scempio. Quando alla fine degli anni 80’ si è compiuto uno scavo preliminare condotto da Angela Antona, la situazione che si è presentata era purtroppo ormai compromessa. Un grosso cumulo disordinato di conci giaceva sulle strutture, rendendone impossibile una loro lettura. La fortuna ha voluto che si salvasse dalla devastazione una statuetta in bronzo con applicata maschera d’argento, figura che ora campeggia nel gonfalone del comune di Florinas. A tutti gli effetti la statuina in bronzo ha assunto il carattere simbolico che identifica tutti i florinesi. Si tratta di un personaggio nudo stante alto 14 cm che porta un tessuto poggiato tra spalla e braccio sinistro, identificato dal D’Oriano nella figura di Hermes connessa a culti dell’acqua.
La rotonda è certamente l’edificio più significativo, la rimozione dei crolli ha evidenziato una struttura circolare con un pavimento lastricato perfettamente liscio. Per il quarto di circonferenza meno danneggiato, sono presenti ancora due filari di conci isodomi in calcare bianco, sulla parte interna si riconoscono i classici conci a formare un bancone sedile. Sulla parte esterna si notano dei grossi conci a T finemente lavorati. Tra i conci accumulati abbiamo la presenza di calcare e basalto, un particolare che fa ipotizzare una caratteristica bicromia della rotonda, aspetto già noto in ambito nuragico, si pensi allo stesso nuraghe Corvos sempre in territorio di Florinas, edificato in calcare e trachite, ma meglio ancora nella struttura rettangolare del villaggio santuario di Monte Sant’Antonio di Siligo. Lo scavo preliminare, oltre alla statuina in bronzo, ha restituito due modelli residui in calcare di betilo-torre, motivo questo che ha favorito l’identificazione della struttura circolare nella classe delle rotonde. Tra questi edifici ricordiamo la capanna 80 del villaggio di Su Nuraxi, la ben nota capanna delle riunioni del nuraghe Palmavera, la stessa rotonda del villaggio santuario di Punta Unossi sempre a Florinas dove abbiamo la presenza del betilo torre. Si aggiungono inoltre le rotonde di Cuccuru Mudeju di Nughedu San Nicolò, Corona Arrubia di Genoni, Su Monte di Sorradile, Serra Niedda di Sorso. Si ipotizza anche per le rotonde una copertura a tholos. Risulta inoltre interessante il ritrovamento di tre conci in calcare di forma troncopiramidale, finemente decorati con vari motivi a spina di pesce, a reticolo e con scanalature. Indubbiamente gli scalpellini che hanno operato qui conoscevano bene le tecniche di lavorazione della pietra.
Un recupero inaspettato
Nell’ottobre 2015 io e mio fratello Bruno decidiamo di andare a visitare il sito di Giorrè. Già nel 2009, incuriositi dalla particolarità delle rotonde nuragiche, abbiamo visitato e documentato il sito di Punta Unossi. Per arrivare a Giorrè Bruno raccoglie un vecchio invito fattogli da Sebastiano Mulas, un florinese profondo conoscitore del territorio e confinante al terreno in cui il santuario nuragico si trova. Una bella mattina di ottobre ci si incontra per salire sull’altopiano. Facciamo un largo giro passando dalla ferrata tracciata sotto i larghi e spettacolari costoni calcarei fino ad arrivare all’area funeraria di Su Carralzu. Qui a pochi passi dal santuario, si trova una monumentale tomba a prospetto architettonico, dominata da una grande stele scolpita nella roccia calcarea in cui vi è anche l’accenno dell’esedra delle tipiche tombe nuragiche. Su Carralzu era certamente legata al santuario e al villaggio circostante. La nostra indagine documentale e fotografica purtroppo deve fare i conti con la vegetazione che piano piano ha ripreso il suo naturale corso. In questi casi le riprese fotografiche sono di difficile realizzazione, non resta che dedicarsi ai dettagli dei numerosi conci isodomi sparsi un po’ ovunque attorno al santuario. Proprio mentre Sebastiano solleva i conci meno pesanti mi avvicino per scattare una foto e mi accorgo di alcuni segni presenti sulla faccia piana di un concio squadrato. Con grande sorpresa scorgo immediatamente un pugnale ad elsa gammata scolpito, dal segno molto evidente seppur la pietra calcarea si presenti molto corrosa. Posizionando il concio in favore di luce anche Bruno e Sebastiano confermano la presenza del pugnale e mi fanno notare subito che di fianco è presente un altro segno che ricorda forse una immanicatura di stocco o spada che purtroppo si interrompe dove il concio è spezzato. La nostra attenzione viene catturata ovviamente dal concio decorato, al momento si tratta di un unicum in questo contesto. Tutta la simbologia, in particolar modo per l’elsa gammata, la troviamo solo su supporti mobili in metallo nei più noti bronzetti sardi, e in due casi noti di supporti in ceramica, la barchetta di Teti che riporta un pugnaletto ad elsa gammata inciso, e un frammento di tazza carenata con applique foggiata sempre a pugnaletto ad elsa gammata dagli ultimi scavi di Mont’e Pramma a Cabras.
Il nostro stupore a tutti gli effetti ci porta a pensare che la devastazione del sito e la successiva indagine preliminare di scavo non hanno consentito di individuare il concio giacente tra i cumuli disordinati di quello che è rimasto dopo gli atti di vandalismo. Questo è uno dei motivi che ci ha spinto a documentarci più possibile sulle vicende che il santuario di Giorrè ha vissuto fino ad oggi, prima di poter essere sicuri di fare una segnalazione alla soprintendenza archeologica competente per il territorio di Florinas. Dopo la nostra segnalazione finalmente a metà dicembre del 2015, il concio decorato di Giorrè viene recuperato dalla soprintendenza di Sassari. Attualmente si trova presso il centro di restauro di Li Punti, in attesa che archeologi, studiosi e storici possano studiarlo e darne la giusta collocazione cronologica e figurativa.
Alcune considerazioni, intanto l’auspicio che una nuova campagna di scavi possa riprendere al più presto in questo sito che pare abbia ancora qualcosa da dire. Inoltre la considerazione del fatto che il pugnale ad elsa gammata su pietra ancora non è comparso dallo scavo di Mont’e Pramma, che peraltro ha già restituito molti dei simboli noti nella bronzistica figurata nuragica, elmi, scudi, archi, sandali, trecce, gonnellini, placche e elementi di protezione, modelli di nuraghe. Ecco quindi che uno dei simboli più ricorrenti della bronzistica, oltre una cinquantina tra statuine e pugnali a dimensione reale e miniaturistici, per il momento appare a diversi chilometri di distanza da Cabras, il sito che per la statuaria in pietra più si avvicina alle raffigurazioni della bronzistica nuragica. Ancora una considerazione, l’ultima ma la prima per importanza, il senso civico deve essere sempre al primo posto, è dovere di ogni individuo quello di fare in modo che ogni sito venga salvaguardato e che gli organi competenti vengano sempre informati di ogni ritrovamento, fortuito e non.
Grazie a Bruno Lombardi e Sebastiano Mulas per la magnifica esperienza sull’altopiano da scoprire.
Bibliografia
Antona Angela et alii - Nuovi ex voto di età ellenistica dalla Sardegna settentrionale - Bollettino di archeologia , p. 1-65 : ill. - Fascicolo a.1997:n.46/48 (1997:lug)
Bedini Alessandro, Tronchetti Carlo, Ugas Giovanni, Zucca Raimondo - Giganti di pietra, Monte Prama l'Heroon che cambia la storia della Sardegna e del mediterraneo - ed. Fabula 2012
Lilliu Giovanni - Sculture della Sardegna nuragica - ed. La Zattera 1966
Merella Salvatore - Indagini territoriali sugli aspetti insediamentali durante l'età del Bronzo nel contesto del Rio Mannu di Porto Torres: la Valle di Giunche - Tesi di Dottorato - Anno Accademico 2012-2013
Usai Emerenziana, Zucca Raimondo - Mont'e Prama (Cabras) le tombe e le sculture - ed. Carlo Delfino 2015
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